Si chiude così: con la liquidazione
coatta amministrativa, decisa dal Governo in una riunione convocata
nel pomeriggio di un'afosa domenica di giugno, la storia secolare
delle due banche Venete. Nate con la forma delle società
cooperative: l'una (Veneto Banca) a Montebelluna (Tv) nel 1877 e
l'altra a Vicenza nel 1866, hanno contribuito entrambe alla crescita
e allo sviluppo economico del florido Nord-est.
La decisione governativa è maturata in
seguito alle determinazioni assunte nel Consiglio direttivo della
Banca Centrale Europea (BCE) dello scorso 23 giugno, in cui
l'organismo di vigilanza continentale “ha accertato che Veneto
Banca S.p.a e Banca Popolare di Vicenza S.p.a. sono in dissesto o a
rischio di dissesto, in seguito alla violazione dei requisiti
patrimoniali di vigilanza”. Lo stretto monitoraggio a cui gli
Istituti Veneti erano sottoposti già dal 2014, ha evidenziato forti
carenze patrimoniali e nonostante tutti gli aumenti di capitale
proposti nel corso degli anni, la situazione finanziaria delle due
banche si è ulteriormente deteriorata nel 2017. Gli ultimi piani
industriali sottoposti al vaglio della Banca Centrale non sono stati
ritenuti credibili. Inoltre il Single Resolution Board (SRB),
il comitato Europeo che garantisce la risoluzione ordinata delle
banche in difficoltà con un minimo di impatto sull'economia reale e
sulle finanze pubbliche degli Stati Europei, ha considerato Veneto
Banca e Pop Vicenza escluse dal suo meccanismo di risoluzione, e ha
demandato alle Autorità Nazionali il compito di guidare una
liquidazione ordinata e amministrata delle due società Venete.
Nel pomeriggio di domenica 25 giugno
2017, il Consiglio dei Ministri Italiano si è riunito nella sua sede
di Palazzo Chigi ed ha deliberato su proposta del Ministro
dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, il Decreto legge
n.99 dettante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta
amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.a e di Veneto Banca
S.p.a. Il provvedimento normativo (che dovrà superare la conversione
parlamentare in legge), presenta alcune misure costituenti aiuti di
Stato, così come esplicitato nel suo articolo 1, compatibili però
con la disciplina in materia contenuta nei trattati sul funzionamento
dell'Unione Europea. La liquidazione delle due banche è disposta
materialmente attraverso decreti Ministeriali concordati con la Banca
d'Italia a cui riferiscono i commissari liquidatori designati.
Innanzitutto, come previsto dal Decreto Legge, i commissari
liquidatori avranno il compito di individuare un soggetto: il
cessionario che acquisirà l'azienda, suoi singoli rami, nonché
beni, diritti e rapporti giuridici, attività e passività in blocco
o parziali. Saranno invece escluse dalla cessione alcune specifiche
tipologie di passività, i debiti delle Banche nei confronti dei
propri azionisti e obbligazionisti in relazione alle offerte
transattive dell'ultimo periodo e passività insorte a seguito di
controversie relative ad atti o fatti occorsi prima della cessione
che rimarranno in capo alla liquidazione. Il cessionario individuato
è Intesa SanPaolo S.p.a, che con contratto di cessione di ramo di
aziende bancarie, ha formalizzato l'acquisto simbolico delle attività
buone dei due istituti dissestati.
Gli interventi finanziari dello Stato
garantiranno per un massimo di 6,352 miliardi di euro gli obblighi di
rimborso, in capo al soggetto in liquidazione, che dovessero emergere
a seguito del finanziamento erogato dal cessionario (Intesa SanPaolo)
a copertura di un eventuale sbilanciamento di cessione emergente da
una ulteriore due diligence ovvero
da una successiva accurata verifica sui bilanci delle aziende cedute.
Inoltre la finanza pubblica garantirà per altri 4 mld il cessionario
per i crediti ad alto rischio che lo stesso potrà retrocedere entro
3 anni al soggetto in liquidazione e altri complessivi 7 mld circa
per garantire altre eventualità.
I
crediti deteriorati accumulati dalle due banche Venete vengono ceduti
alla Società per la Gestione di Attività (SGA): veicolo del
Ministero del Tesoro impiegato per la valorizzazione dei crediti
inesigibili, con l'obiettivo di massimizzarne il recupero.
Gli
obbligazionisti subordinati potranno accedere al Fondo di
solidarietà, mentre per gli azionisti non è previsto alcun ristoro,
i loro diritti, come recitano i comunicati stampa dei due istituti,
resteranno in capo alla liquidazione.