Le vicende delle due banche Venete
catturano ancora l'attenzione della cronaca. Questa volta oggetto di
un provvedimento sanzionatorio comminato dall'Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato (AGCM) per pratiche commerciali scorrette,
è Veneto Banca. Nell'adunanza del 24 maggio ultimo scorso (2017),
l'Autority ha condannato al pagamento di 5 milioni di euro
complessivi, la Banca di Montebelluna, per aver commercializzato
mutui e conti correnti tra i consumatori in cambio della
sottoscrizione di azioni dell'Istituto di credito.
L'attività commerciale finita sotto la
lente dell'Antitrust era iniziata nel secondo semestre del 2012 ed
era proseguita fino alla fine del 2014. Lungo tutto questo arco
temporale indagato dall'attività ispettiva promossa dall'Autorità
stessa e iniziata alla fine di ottobre 2016, è emerso che le varie
filiali di Veneto Banca, attive su tutto il territorio nazionale,
proponevano ai consumatori richiedenti, mutui a condizioni agevolate,
indicati con il termine prodotto di “Mutui Soci”, a patto che
sottoscrivessero almeno 200 azioni emesse dalla Banca, dal valore
nominale di 3 euro ciascuna, al prezzo di collocamento di 36 euro
l'una e poi di 39,50 nel 2014, equivalente ad un esborso complessivo
pari a circa 8 mila euro. Inoltre i funzionari condizionavano
l'acquisto e la detenzione di tali prodotti finanziari all'apertura
di un conto corrente e del relativo conto di deposito titoli.
Il contesto macro finanziario-giuridico
in cui si è trovata ad operare la banca Veneta tra il 2012 e il
2014, era quello del recepimento del pacchetto di norme cosiddette
Basilea 3, proposto dal Comitato interbancario Svizzero; quello di
essere inserita tra le 15 banche Italiane considerate sistemiche a
livello Europeo e di ricadere perciò all'interno del perimetro di
vigilanza della BCE ed infine la chiusura del bilancio negativa. La
concomitanza di tutti questi fattori ha imposto il lancio di un
aumento di capitale, da deliberare una o più volte nell'arco di 5
anni (decorrenti dall'aprile 2012) con l'emissione di 15 milioni di
azioni per complessivi 45 milioni di euro alla volta. L'intenzione di
questa strategia era quella di raggiungere il necessario
rafforzamento patrimoniale prescritto dalla nuova regolazione. I
documenti acquisiti dall'Autorità durante la fase istruttoria del
procedimento, hanno evidenziato come i funzionari di filiale fossero
fortemente pressati dai loro vertici per collocare a qualunque costo
le azioni di nuova emissione e garantire così il successo
dell'operazione di patrimonializzazione, essi erano indotti a
condizionare l'apertura di un qualunque rapporto bancario
(dall'accensione del mutuo alla sottoscrizione di un conto corrente), all'acquisizione dello status di socio della Banca.
L'Autorità Garante della Concorrenza e
del Mercato ha ritenuto queste pratiche commerciali scorrette “in
quanto contrarie alla diligenza professionale e idonee a falsare in
misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio,
limitando considerevolmente la libertà di scelta del medesimo in
relazione ai prodotti di mutuo, facendovi accedere solo
sottoscrivendo titoli della Banca e che fosse necessario instaurare
un rapporto di conto corrente presso Veneto Banca collegato al
mutuo”. Per questi motivi ha irrogato una sanzione pecuniaria di
2,9 mln € relativamente alla concessione di mutuo subordinata
all'acquisto delle azioni e di 2,1 mln di € per il fatto di avere
condizionato tale concessione all'apertura di un conto corrente.
Il provvedimento ad oggi (data di pubblicazione del post ndr),
può essere ancora impugnato presso il TAR del Lazio, e
se il Tribunale Amministrativo dovesse confermarlo, i proventi
andranno ad alimentare il fondo amministrato dal Ministero per lo
sviluppo economico di finanziamento per i progetti a favore dei
consumatori attuati dalle loro associazioni, dalle Regioni a dagli
enti camerali. Saranno da valutare le eventuali conseguenze che
un'azione giuridica potrà sortire sulla valenza contrattuale degli
strumenti negoziati alla luce di questa condanna amministrativa.