L'annuale pubblicazione della Banca d'Italia, che indaga sul costo dei conti correnti bancari e postali,
ha certificato una generale diminuzione della loro onerosità media
nell'anno 2015. I risultati dell'indagine, diffusi il 16 novembre
2016, sono basati sull'analisi delle voci di costo addebitate
sull'ultimo estratto conto trimestrale annuale recapitato ai titolari
correntisti, suddivise tra spese fisse di tenuta conto (canone) e
spese variabili correlate invece al numero di operazioni economiche
finanziarie effettuate.
La rilevazione è avvenuta sui dati
acquisiti da 13.200 conti attivi presso 622 sportelli di 178 banche e
46 dipendenze postali, ed hanno evidenziato una diminuzione di
complessivi 5,8 euro rispetto all'anno precedente, ripartiti in un
calo degli oneri fissi per 3,9 euro e di quelli variabili a -1,9 euro
per conto, attestando così la spesa complessiva media annua a 76,5
euro. Il rapporto evidenzia inoltre una marcata differenza di costo
tra i conti postali e bancari, a vantaggio dei primi, che possono, se
scelti, produrre un risparmio medio di -27,5 euro con un costo totale
annuo di 49 €.
Di tutt'altro tenore è la ricerca dell'Ufficio studi della CGIA di Mestre, che ha raccolto i dati
relativi ai ricavi netti provenienti dai margini di intermediazione
dei servizi bancari forniti dall'intero sistema creditizio Italiano e
li ha confrontati con quelli degli altri sistemi Europei. Lo studio
ha rivelato che in 7 anni (dal 2008 al 2015), le commissioni nette
ricavate dalle banche sulle prestazioni finanziarie erogate ai propri
clienti, comprendendo oltre ai costi per i servizi di pagamento anche
quelli di compravendita di strumenti finanziari, hanno inciso per più
di un terzo (36,5 %) sul totale dei ricavi delle imprese creditizie:
il valore più elevato tra gli altri Paesi Europei: in Francia è stato il 32,9
% ; il 27,3 % nel Regno Unito; il 26,2 % in Germania; il
22,8 % in Spagna ed il 17% nei Paesi Bassi. Il risultato di questo
confronto ha portato il centro studi dell'associazione Artigiani e
Piccole Imprese veneziana (CGIA di Mestre), a ritenere che tali
costi, tutti ripartiti tra i clienti del sistema creditizio Italiano,
siano i più cari del continente, facendo risultare così i clienti
delle banche Italiane i più tartassati d'Europa.
Come se tutto ciò non bastasse, tre
banche del nostro comparto creditizio Nazionale: Unicredit; Ubi e
Banco Popolare, hanno deciso di aumentare unilateralmente il costo
fisso per la tenuta del conto corrente. In tempi diversi: dal I
luglio 2016 Unicredit; dal I ottobre Ubi e dal 31 dicembre 2016 il
Banco Popolare, i correntisti di queste tre imprese vedranno attuata
la modifica contrattuale, che le banche hanno giustificato con
l'aggravio degli oneri imposti dalla legge, come per esempio il
conferimento delle somme per la costituzione del fondo di risoluzione
bancaria istituito dalla direttiva sul Bail-in, che le imprese
bancarie hanno pensato bene di riversare sui propri correntisti.
Fortunatamente il Testo Unico Bancario tutela il consumatore dalle
improvvide modifiche unilaterali alle clausole contrattuali decise
dalle banche, consentendogli la risoluzione del rapporto commerciale
senza alcuna penalità entro 60 giorni dall'annuncio della
variazione. Perciò questa miei cari lettori, potrebbe essere
l'occasione buona per decidere di scegliere un altro conto corrente,
che risponda alle nostre necessità in modo più conveniente.
L'elemento da considerare per il confronto è l'ISC: l'Indicatore
Sintetico di Costo e mi permetterei di segnalarvi l'utile comparatore: confrontaconti.it
tra i tanti disponibili sul web.