Cari associati, il consiglio direttivo di questa Federazione Provinciale della Confconsumatori, riunitosi nella giornata del 19 maggio 2016, ha deliberato l'aumento della quota associativa annuale: dagli attuali euro 30 ad euro 40. L'aumento sarà efficace dal prossimo I giugno 2016 ed è determinato dall'esigenza di raggiungere una certa uniformità territoriale (auspicabilmente almeno a livello regionale) espresso nell'assise Regionale Lombarda. I servizi a cui i soci avranno diritto, resteranno immutati e consisteranno in una prima consulenza per tutte le questioni e/o controversie di natura consumeristica che dovessero coinvolgervi nell'intero anno solare di validità dell'iscrizione, nonché in una prima lettera di reclamo che dovesse occorrere. Nelle controversie energetiche e telefoniche l'assistenza è compresa fino al completamento del tentativo di conciliazione laddove richiesto obbligatoriamente. Successivamente si potrà beneficiare dell'assistenza del legale dell'Associazione, previa definizione degli onorari direttamente con lo stesso. RingraziandoVi per l'attenzione e rimanendo a disposizione per ogni eventualità, Vi saluto cordialmente.
Raul Goffo
Presidente Provinciale.
Prossimo sportello: venerdì 12 novembre 2021, dalle ore 15 alle 18. Prenotati allo 039 8943448
lunedì 30 maggio 2016
mercoledì 25 maggio 2016
Il grano: duro e tenero
Il nome scientifico del grano è
Triticum, un genere che
raggruppa più di venti specie diverse di piante e che si inserisce
nella famiglia delle Poaceae, più
nota forse come famiglia delle Graminacee. È un cerale di antica
coltura, si ritiene infatti che la sua coltivazione, localizzata
principalmente nella Mezzaluna Fertile (la regione della Mesopotamia:
comprendente le valli in cui scorrono i quattro grandi fiumi: Nilo;
Giordano; Tigri ed Eufrate), abbia dato inizio alla prima nazione
dell'antichità: i Sumeri più di 5.000 anni prima della nascita di
Cristo. La produzione mondiale di grano supera le 700 milioni di
tonnellate l'anno ed il maggiore produttore è la Cina, seguito da
India, Stati Uniti, Russia e Francia. L'Italia coltiva e raccoglie
circa 8 milioni di tonnellate di frumento, principalmente concentrate
nella provincia di Foggia, nota anche come Granaio d'Italia. Le
varietà più diffuse e coltivate nel nostro Paese, sono il Triticum
durum (grano duro) e
Triticum aestivum (grano
tenero). Il principale criterio di distinzione è la facilità di
macinazione dei cariossidi (i chicchi ndr),
che è naturalmente più facile per la varietà tenera, da cui si
ricava la farina con cui fare il pane, la pizza ed altre deliziose
specialità dolciarie da forno, mentre dalla macinazione della
qualità dura si ottiene la semola che è invece l'ingrediente base
della pasta.
Vi
propongo la ricetta degli Spaghetti
alla Carbonara (mi
scuseranno i vegetariani)
come
li preparo io, le quantità saranno volutamente trascurate perché si
dovranno proporzionare al numero di commensali invitati.
Inizio dalla pasta: scelgo il nuovo formato di spaghetti quadri, bhè
trascuro ovviamente la parte dedicata alla cottura (acqua calda
portata ad ebollizione; manciata di sale grosso e giù gli spaghetti
come fossero un mazzo di shangai), fase in cui si ha però il tempo di preparare il condimento: nella padella faccio soffriggere lo
scalogno tritato, aggiungo la pancetta affumicata tagliata a cubetti,
stempero con acqua di cottura, spolvero con peperoncino Calabrese e
lascio cuocere a fuoco lento fino all'asciugatura del fondo. Nel
frattempo sbatto le uova a cui aggiungo copiose quantità di pecorino
romano (rigorosamente Dop) grattugiato. Scolo gli spaghetti, li tuffo
nella padella con la pancetta, aggiungo le uova sbattute con il
formaggio, salto qualche secondo sul fuoco et
voilà
il piatto è servito.
Scusate la digressione miei cari lettori, ma cosa c'è di meglio
di un'applicazione pratica per capire l'importanza ed il ruolo fondamentale svolto dal grano e dai
cereali in genere, nella nostra alimentazione e nella nostra vita.
[puoi proporre
originali ricette nei commenti – grazie per la collaborazione]
mercoledì 18 maggio 2016
Canone Rai nella bolletta elettrica, aggiornamento definitivo
In quest'ultimo post della serie
Canone Rai (salvo naturalmente che ulteriori ed eventuali nuove
variazioni impongano un puntuale aggiornamento), ripercorreremo tutte
le fasi che hanno portato all'introduzione della nuova modalità di
riscossione dell'abbonamento Tv: nella bolletta elettrica e la
procedura da seguire per essere dispensati dal suo pagamento.
La legge di Stabilità 2016 (la
n.208/2015), nei commi dal 152 al 159 dell'unico articolo che la
compone, prevede tre essenziali modifiche al Regio Decreto Legge
n.246 del 1938 istituente il canone di abbonamento alla televisione,
dovuto da chiunque possedesse un apparecchio televisivo: la prima
modifica interviene sull'ammontare dell'importo, che si riduce a 100
€ da113,50 € riscossi in precedenza; la seconda presume la
detenzione di un apparecchio televisivo ove esista un'utenza per la
fornitura di energia elettrica e la terza introduce l'addebito del
canone Tv sulla bolletta elettrica riferita all'utenza residenziale
ad uso domestico. Nel dettaglio, l'ammontare del canone verrà
dilazionato in 10 rate (con scadenza il primo giorno del mese, da
gennaio ad ottobre) ed addebitate sulle prime fatture elettriche
utili. Quest'anno (2016), considerata la novità legislativa e la
tempistica tecnica necessaria all'adeguamento normativo, da parte di
tutti i soggetti coinvolti (stakeholders), le prime sette rate
(70 €) saranno contabilizzate complessivamente nella prima bolletta
utile emessa dopo il I luglio.
Il comma 154 dell'articolo 1 della
legge di stabilità 2016 (n.208/2015), demanda al Ministero dello
Sviluppo Economico, l'emanazione di un Decreto Ministeriale che dia
attuazione pratica alle disposizioni normative contenute nella Legge,
da emanare entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore: I gennaio
2016. Verso la fine del mese di marzo, il Ministero dello Sviluppo
Economico ha trasmesso lo schema di decreto alla Sezione Consultiva
per gli atti normativi del Consiglio di Stato, per ottenere un parere
consultivo. Il Consiglio di Stato ha espresso un parere
interlocutorio il 7 aprile 2016 in cui rilevava alcuni profili di
criticità sul rispetto della legge sulla Privacy da parte di
tutti i soggetti che saranno coinvolti nella procedura di riscossione
del tributo: dagli enti locali, all'Autorità del settore energetico,
alle aziende elettriche e sulla precisa definizione di apparecchio
televisivo; e rinviava la revisione dello schema di provvedimento al
Ministero stesso, che lo adeguava alle prescrizioni ed otteneva
successivamente il via libera (ovvero il parere favorevole)
dell'Autorità Amministrativa con la sua decisione del 27 aprile 2016,
ed ora il Decreto Ministeriale dovrebbe essere prossimo alla
pubblicazione.
Il comma 153 (sempre dell'unico
articolo che compone la Legge di Stabilità per l'anno 2016
-n.208/2015), prevede che l'Agenzia delle Entrate sia destinataria
delle dichiarazioni sostitutive di non possesso della Tv, già perché
si possono verificare casi in cui sia attiva l'utenza elettrica
residenziale, ma l'apparecchio televisivo non sia posseduto, perciò
l'agenzia governativa ha predisposto, con autonomo provvedimento del
direttore Rossella Orlandi, la procedura di comunicazione ed il
modulo di dichiarazione da compilare e spedire entro il 16 maggio.
Infine la nota del Mise ha chiarito che per apparecchio televisivo
per cui è dovuto il pagamento del canone di abbonamento Tv, è
quello in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale
digitale terrestre o satellitare, sono perciò esclusi computer,
smartphone, tablet ed ogni altro dispositivo privo di
sintonizzatore.
Per rispondere a tutte le altre domande
vi rimando alla consultazione del sito dell'Agenzia delle Entrate, e
per ogni ulteriore dubbio o perplessità non esitate a contattarci.
mercoledì 11 maggio 2016
Il decreto banche e le misure a favore dei risparmiatori
Il 4 maggio 2016 è entrato in vigore
il Decreto Legge n.59 emanato dal Presidente della Repubblica su
proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro
dell'economia e delle finanze e del Ministro della Giustizia,
contenente: “disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive
e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in
liquidazione”, subito ribattezzato Decreto Banche. In questo post
ci soffermeremo essenzialmente sul Capo secondo del provvedimento
normativo, quello che si compone degli articoli 8, 9 e 10 in cui si
dettano le misure a favore degli investitori in banche in
liquidazione. Ricorderete certamente la nota vicenda delle quattro
banche risolte alla fine di novembre 2015: Banca Marche; Etruria;
CariChieti e CariFerrara, quando si gettarono nella tragedia più
di diecimila risparmiatori, che avevano investito gran parte dei loro
risparmi nelle ormai famose obbligazioni subordinate e che si videro
volatilizzare il proprio patrimonio con l'emanazione del decreto
legge 183/2015, più noto come Decreto Salva Banche, in cui si
rifondavano le quattro banche liquidate azzerando il valore degli
strumenti finanziari (azioni ed obbligazioni) diffusi tra i piccoli
investitori.
Il decreto in questione (il n.59 del
2016), dà attuazione all'istituzione del Fondo di solidarietà
(gestito e alimentato dal Fondo Interbancario di Garanzia dei
depositi) previsto dal comma 855 dell'articolo 1 della Legge di Stabilità 2016, con la funzione di erogare prestazioni economiche a favore degli investitori che detenevano strumenti finanziari
subordinati delle quattro banche liquidate. Nell'articolo 8 del
provvedimento si delinea il perimetro di azione ed i soggetti
beneficiari: l'investitore che potrà ottenere l'erogazione diretta a
parziale risarcimento dell'investimento fatto, è la persona fisica,
l'imprenditore individuale anche agricolo che ha acquistato gli
strumenti finanziari subordinati delle quattro banche risolte entro
la data del 12 giugno 2014 e che li deteneva alla data di risoluzione
delle banche in liquidazione. Questi investitori potranno chiedere al
fondo l'erogazione di un indennizzo forfettario (il cui ammontare
vedremo tra breve in che modo sarà determinato) a patto che ricorra
almeno una delle due condizioni economiche qui elencate: la prima è
quella di possedere un patrimonio mobiliare totale inferiore a 100
mila euro e la seconda è l'ammontare del reddito lordo dichiarato
dal risparmiatore nell'anno 2015 ai fini IRPEF, che dovrà essere
inferiore a 35.000 euro.
L'importo dell'indennizzo forfettario
sarà pari all'80% del corrispettivo pagato per l'acquisto delle
obbligazioni subordinate, al netto delle spese sostenute per
l'operazione d'acquisto stessa, e della differenza (se positiva) tra
il rendimento degli strumenti subordinati ed il rendimento di mercato
di un Buono del Tesoro Poliennale in corso di emissione con durata
finanziaria equivalente o per interpolazione lineare del rendimento
di Buoni con durata più vicina se il primo dato fosse indisponibile,
determinata seguendo un apposito criterio matematico.
L'istanza di erogazione dell'indennizzo
dovrà essere presentata al FITD (Fondo Interbancario di Tutela dei
Depositi) entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della
legge di conversione del decreto banche, corredata di tutti i
documenti comprovanti la compravendita finanziaria e
un'autodichiarazione attestante il possesso di almeno uno dei due requisiti patrimoniali prescritti in premessa. Il fondo dopo avere
verificato la completezza della documentazione liquiderà la somma pattuita entro 60 giorni dall'invio dell'istanza. In alternativa a questa
procedura diretta sarà possibile adire quella arbitrale.
Infine da puntualizzare che il decreto
Banche modifica: ampliandolo l'ammontare della dotazione patrimoniale
del fondo di solidarietà, previsto inizialmente pari a 100 milioni
di euro dalla legge di stabilità (comma 856 Legge 208/2015), ora
alimentato dal Fondo Interbancario in base alle richieste di
prestazioni che gli giungeranno.
Siamo disponibili a fornirti tutto
l'ausilio necessario all'inoltro dell'istanza o a supportarti nella
procedura di arbitrato appena saranno formalmente operative.
mercoledì 4 maggio 2016
La fiducia dei consumatori (aprile 2016)
Il 27 aprile scorso l'Istat (l'Istituto Nazionale di Statistica)
ha diffuso (come avviene ogni mese dal 1982) i dati mensili (riferiti
ad Aprile 2016) del clima di fiducia espresso da consumatori e
imprese. L'indice per i consumatori nel mese di aprile diminuisce
leggermente rispetto al valore registrato nel mese precedente:
passando a 114,2 da 114,9 del mese di marzo, la base 100 è
coincidente con gennaio 2010. Il dato viene determinato secondo una
precisa nota metodologica armonizzata a livello Europeo, che prevede
la raccolta, nei primi 12 giorni del mese di riferimento, dei
risultati delle interviste telefoniche effettuate con il metodo Cati
(ovvero con l'assistenza del computer durante l'intervista), rivolte
a circa 2000 persone selezionate tra gli abbonati iscritti
nell'elenco telefonico. I consumatori così individuati sono chiamati
a rispondere a nove principali domande, su cui esprimono giudizi e
attese. In particolare valutano soggettivamente la situazione
economica dell'Italia, le attese sulla disoccupazione, la situazione
economica della Famiglia, le opportunità attuali e future di
risparmio, la propensione all'acquisto di beni durevoli ed esprimono
giudizi sul proprio bilancio familiare. L'aggregazione delle
risposte, permette l'elaborazione di sottoindici che concorrono
insieme alla determinazione del clima di fiducia complessivo. Nel
dettaglio possiamo osservare che il clima economico attuale, ovvero
il giudizio espresso sullo stato dell'economia Nazionale, è in
continua flessione da inizio anno: siamo scesi a 140,5 da 142,7 di
marzo, e da 152,4 di gennaio 2016. Anche lo stato del clima
personale: il termometro che misura i giudizi e le attese sulla
propria situazione economica, volge al depresso: il dato è di poco
superiore (104,8) a quello registrato a dicembre 2015 (104,5), ma in
discesa dal picco di gennaio, quando era a 107,6: allora i
consumatori avevano una visione decisamente più ottimistica della
loro condizione patrimoniale. La fiducia riposta nel futuro è
anch'essa in calo, il suo valore è 120,2, mentre a gennaio si
attestava su un più fiducioso 127,1. In generale possiamo però
consolarci se pensiamo che il peggio sembri essere passato: le serie
storiche dell'indice, evidenziano infatti un valore stagnante su
quota 80, mantenuto per un intero anno: dall'inizio del secondo
trimestre 2012 alla fine del primo trimestre 2013, quando forse
l'instabilità politica (ricordate? Terminava il sostegno
parlamentare al Governo Monti e ci si preparava ad affrontare le
nuove elezioni politiche) aveva minato l'intero clima di fiducia
riposto dai consumatori nel sistema economico Nazionale.
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