Per l'incipit di questo post ho scelto
la citazione già richiamata sul sito istituzionale del Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf), nella
sezione dedicata alla filiera delle Api e del miele, da cui ho
iniziato il percorso informativo per la redazione di questo articolo,
attribuita al padre dell'Entomologia (la scienza che studia il
comportamento degli insetti): il naturalista Francese Jean-Henri
Fabre (1823 – 1915), e che recita così: “Il miele è un
miracolo combinato dell'alleanza tra le api – il più evoluto degli
insetti – e i fiori – la più bella rappresentazione ed
espressione del mondo vegetale”. Già perché le api non potrebbero
vivere senza i fiori e più di diecimila specie di piante si
sarebbero già estinte senza la preziosa e fondamentale funzione
d'impollinazione svolta da questo incredibile insetto.
Il miele è un alimento prodotto dalla
api, risultato dall'elaborazione di sostanze zuccherine che l'insetto
raccoglie in natura: dal nettare prodotto dalle piante da fiori, alla
melata: la secrezione di alcuni afidi che si nutrono della linfa
degli alberi. In Italia si produce una grande varietà di miele, il
Mipaaf ne ha censiti 81 tipi diversi, il più diffuso è senz'altro
quello di acacia, seguito dal millefiori, tiglio, castagno,
tarassaco, rododendro, ciliegio e da produzioni di nicchia come
quello derivato dalla marasca carsica, dalla vegetazione della barena
veneziana, dall'elicriso lucchese-pisano o dal carrubo ibleo.
Complessivamente la produzione annuale si aggira sui 23 milioni di
kili.
Il nome scientifico dell'Ape italiana è
Apis Mellifera Ligustica Spinola costituisce
la società animale più studiata ed ammirata, una società
matriarcale formata da numerosi individui appartenenti a tre caste
tutte alate. In un alveare (che gli apicoltori alloggiano in arnie),
di norma vivono una regina (unica femmina fertile) e da 40 a 100 mila
api operaie (femmine sterili) destinate al mantenimento e alla difesa
della colonia, e solo nel periodo tra aprile e luglio sono presenti
da 500 a 2000 maschi (detti fuchi) destinati esclusivamente alla
riproduzione. La specie è polimorfica perché le tre caste hanno una
morfologia diversa tra loro.
Gli
apicoltori sono invece gli uomini che allevano questi straordinari
insetti, li riconosci quando sono all'opera: durante le visite
periodiche ai loro alveari o quando è il momento della smielatura,
perché indossano una tuta protettiva dalle dolorose punture
dell'ape, che li fa somigliare ad astronauti e poi li trovi avvolti nelle immancabili nubi di fumo che servono per “tranquillizzare”
le famiglie di insetti quando gli si avvicinano, che gli conferiscono
quest'aurea spaziale. Si organizzano nella FAI: la Federazione degli Apicoltori Italiani.
L'argomento è naturalmente più
vasto di così, e questo vuole essere solo uno spunto per
approfondirlo.