screenshot della Puntata di Report del 17-10-2016 |
I diamanti da investimento sono una
particolare tipologia di pietre preziose con specifiche
caratteristiche di classificazione e rappresentano il 2% del totale
delle gemme commercializzate in gioielleria. La loro classificazione
si basa sul valore dei quattro parametri identificativi detti 4C,
secondo la terminologia inglese, e sono: Carati (il loro peso
– 1k = 0,2g); Clarity (la
purezza); Cut (il
taglio) e Color (il
colore). I diamanti da investimento hanno un peso compreso tra 0,5 e
2 carati (k), una purezza FL (flawless) perfetto,
IF (internal flawless) puro
e VVS (very very small) se
presenta inclusioni identificabili da un esperto con una lente
d'ingrandimento 10x. Il taglio è a brillante ed il colore, secondo
una scala alfabetica (da D incolore a Z con evidente tinta gialla),
compreso tra le lettere D (bianco azzurro) e I (bianco leggermente
tinto). Sono infine diamanti etici e identificati con un certificato
gemmologico. Il loro valore di mercato mondiale è stabilito dal
listino Rapaport e dagli indici IDEX (International diamond
Exchange): la principale borsa
in cui vengono scambiati i diamanti all'ingrosso.
Il
mercato Italiano. In
Italia, la commercializzazione dei diamanti da investimento, è
svolta da due principali società: la IDB S.p.a (Intermarket
Diamond Business),
che opera attraverso gli sportelli bancari di Unicredit e Banco Bpm;
e DPI S.p.a (Diamond
Private Investment)
che si avvale invece dei canali di vendita bancari di Intesa Sanpaolo
e Monte dei Paschi di Siena. IDB è attiva sul mercato dei diamanti
dagli inizi degli anni '70 e la sua continua espansione commerciale
nel canale bancario gli ha permesso di raggiungere il picco di
vendite dei preziosi registrato negli anni 2015/2016. DPI opera
invece dal 2005 e ha visto triplicare le proprie vendite di gemme
quando sono decollati gli accordi bancari.
Le
dolenti note e le sanzioni.
La puntata della trasmissione Report, andata in onda il 17 ottobre
2016, ha evidenziato macroscopiche anomalie nel mercato dei diamanti
da investimento, e ha innescato una segnalazione di Altroconsumo
inviata all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM)
il 16 novembre 2016, culminata con i provvedimenti sanzionatori del
20 settembre 2017. In cui i due gruppi hanno subito l'irrogazione
della sanzione pecuniaria complessiva di 15 milioni di euro così
distribuiti: IDB, Unicredit e Banca Bpm 9,35 mln in totale (2 per
IDB. 4 per Unicredit e 3,35 per Banco Bpm); DPI; Intesa Sanpaolo e
Mps per 6 mln (1 mln per DPI; 3 milioni per Banca Intesa e 2 per
Mps). Per avere infranto alcuni articoli del Codice del Consumo in
materia di pratiche commerciali scorrette, diritto di recesso per gli
acquisti fuori sede e per la scelta del foro competente.
L'attività
sanzionata.
Il canale di vendita bancario, scelto dalle due principali società
di commercializzazione dei diamanti da investimento, si è rivelato,
per tutti gli attori in gioco, molto remunerativo a danno però dei
diritti dei consumatori/risparmiatori. Il prezzo di vendita; infatti
è risultato, dalle evidenze emerse nell'istruttoria avviata dalla
AGCM, sovrastimato rispetto ai correnti valori di mercato. In banca
la proposta di investimento, che per inciso non è sottoposta al
regime regolatorio prescritto per la compravendita dei più diffusi
strumenti finanziari (azioni, obbligazioni ecc...), così come
chiarito dalla Consob nella sua newsletter settimanale del 6 febbraio 2017; era
offerta prospettando una rendita certa, una continua e costante
crescita del valore delle pietre. Peccato però che i grafici
riportanti tali rivalutazioni di prezzo nel corso del tempo, fossero
costruiti su ipotetici valori dei diamanti stabiliti arbitrariamente
dalle stesse società di vendita e che la liquidabilità
dell'investimento si sarebbe rivelata difficile se non impossibile in
alcuni casi. Così il risparmiatore convinto dalla persuasività dei
suoi fidati funzionari bancari, acquistava un certo numero di pietre
preziose (5.000 euro l'investimento minimo) e si trovava proprietario
di diamanti dal valore reale di mercato molto inferiore al prezzo
d'acquisto pagato, con evidente perdita immediata di risparmio, salvo
che non fosse riuscito a trovare un altro acquirente a cui passare la
patata bollente in un infinito gioco di scarica barile perpetuo.
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