In principio fu il settore della
telefonia mobile ad introdurre la fatturazione ed il rinnovo dei
servizi a 28 giorni. Il ruolo di battistrada venne svolto da
Wind-Infostrada (dal I gennaio 2017 integratasi con Tre), quando
all'inizio del mese di marzo 2015, introdusse nelle clausole
contrattuali dei piani tariffari di nuova attivazione, la
fatturazione a 28 giorni. Seguì da lì a breve l'adeguamento alla
nuova periodicità di Vodafone e Tim.
Le variazioni contrattuali unilaterali,
in rapporti di fornitura dei servizi di comunicazione elettronica,
sono disciplinati dall'articolo 70 del Decreto Legislativo 259/2003
(Codice delle comunicazioni elettroniche). Al comma 4 si prevede;
infatti che il contraente abbia la facoltà di recedere dal contratto
senza l'addebito di penali né di costi per la disattivazione del
servizio, qualora le modifiche contrattuali imposte dall'operatore
non siano da egli accettate. Il fornitore, dal canto suo, dovrà
informare l'utente con adeguato preavviso: di almeno trenta giorni,
nelle forme stabilite dall'Autorità garante delle comunicazioni e
illustrargli compiutamente le modalità di esercizio di tale recesso.
Dopo avere aperto il varco nel muro
della periodicità di fatturazione dei servizi mobili, le principali
compagnie telefoniche hanno deciso di sperimentare e mutuare il
meccanismo anche nel segmento della telefonia fissa. Il precursore
questa volta è stata Vodafone (dal 27 maggio 2016) seguita da Wind
(settembre 2016 – sanzionata, per inciso, dall'Autorità Garante
della Concorrenza e del mercato per 500 mila euro con il suo provvedimento dello scorso agosto, in quanto non avrebbe
adeguatamente informato i suoi clienti sulle imminenti variazioni
contrattuali e li avrebbe così esposti ad una pratica commerciale
scorretta), Tim (I aprile 2017) e Fastweb (I maggio 2017).
Questa semplice modifica contrattuale
si è trasformata in un aumento generalizzato della spesa per la
bolletta telefonica ai danni dei consumatori, quantificabile
nell'8,6% in più su base annua, introducendo di fatto una
tredicesima fattura. Mentre secondo alcune stime, il maggior
fatturato incassato dalle quattro società di telefonia sarebbe
intorno alla cifra di 1,20 miliardi di euro.
L'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni (Agcom) ha tentato di porre un freno a questa pratica
così diffusa, per scongiurare anche l'introduzione della tredicesima
mensilità in altri ambiti, come quello della pay-tv in cui
Sky sembrerebbe intenzionata all'adozione. Con la delibera
121/17/CONS emanata dall'Autorità nella sua riunione del 15 marzo
2017, che ha modificato un suo precedente documento (252/16/CONS in
cui si introducono maggiori tutele per i consumatori in materia di
trasparenza e confrontabilità delle offerte telefoniche), l'Agcom ha
aggiunto il comma 10 all'articolo 3 in cui si esplicita chiaramente
che il rinnovo delle offerte e della fatturazione nella telefonia
fissa dovrà avere cadenza mensile o multipli di quella base, mentre
per il settore mobile non potrà essere inferiore alle quattro
settimane.
Attualmente però la recente integrazione è rimasta inapplicata,
in attesa di alcune pronunce del Tar a cui gli operatori sarebbero
ricorsi, mentre l'Agcom ha già avviato un'istruttoria che potrebbe
concludersi con l'irrogazione di sanzioni pecuniarie (di ammontare
proporzionato all'entità dei fatturati delle aziende) se le
compagnie non si adegueranno ai precetti amministrativi. Notizie di
stampa riferiscono di un probabile intervento legislativo nella
prossima legge di bilancio o nell'iter di conversione del Decreto
Fiscale visto che il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda
ha giudicato inaccettabile la fatturazione a 28 giorni. Sul fronte
parlamentare la deputata del Pd Alessia Morani ha già presentato una
proposta di legge in cui si preveda il divieto per tutti i soggetti
sottoposti alla vigilanza di Authority, di emettere fatture a
quattro settimane.