Gli scandali finanziari che hanno
funestato il nostro mercato Nazionale del risparmio (vedi alla voce
Bond Argentina; caso Parmalat
ed altri) e che continuano a minarne la sua credibilità strutturale
e la sana trasparenza (risoluzione dei quattro istituti di credito:
Banca Marche; Etruria & C.; caso MpS per arrivare ai più
recenti delle due popolari Venete), hanno evidenziato, oltre ad uno
scorretto comportamento degli amministratori nella gestione delle
società emittenti i titoli d'investimento, ed in alcuni casi le
inadempienze normative attuate dagli intermediari collocatori di tali
strumenti, hanno evidenziato dicevamo, anche una rilevante carenza
culturale finanziaria diffusa tra i risparmiatori. Potremmo parlare
di un generale analfabetismo finanziario, causa, secondo alcuni
osservatori, dell'immobilità registrata in alcuni settori economici
e della scarsa dimestichezza con i termini indicatori economici più
comuni come Inflazione, tassi d'interesse, volatilità eccetera. Tale
analfabetismo impedirebbe anche la comprensione delle politiche
economiche attuate dal Governo, e si rifletterebbe sulla libera e
consapevole espressione dei diritti elettorali, con la conseguente
dilagante proliferazione dei movimenti populisti.
Per
tradurre in termini statistici il livello di educazione finanziaria
(Financial Literacy)
del nostro Paese, possiamo considerare l'indice elaborato da Standard
& Poor's (la famosa agenzia di Rating), che
valuta, su un campione di 150 mila persone disperse in 140 paesi del
mondo, la conoscenza di 4 concetti finanziari fondamentali: la
diversificazione del rischio; l'inflazione; l'uso del denaro ed il
computo degli interessi. Secondo questa valutazione: il “Global Financial Literacy Survey” :la
percentuale di Adulti ferrati su temi finanziari in Italia sarebbe
pari al 37% del totale, mentre in Gran Bretagna, per fare alcuni
confronti, tale valore raggiungerebbe il 67%, il 66% in Olanda e
Germania, il 49% in Spagna, il 45% in Grecia e solo il 26% in
Portogallo.
Il
quadro desolante appena tracciato ed alcuni altri stimoli: per
esempio la pubblicazione della Banca d'Italia che ha rilevato e
censito le iniziative di educazione finanziaria in Italia nel
triennio 2012-14, hanno spronato Governo e Parlamento a disegnare ed
elaborare una Strategia Nazionale per l'educazione Finanziaria. La
normativa di riferimento è inclusa nel Decreto Salva Risparmio,
convertito nella legge n.15/2017 entrata in vigore lo scorso 22
febbraio, che all'articolo 24 bis traccia le disposizioni generali
concernenti l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale,
riconoscendo l'importanza dell'educazione finanziaria come strumento
di tutela del consumatore. In accordo con la definizione data
dall'OCSE (l'Organizzazione internazionale per lo sviluppo e la
cooperazione economica), l'educazione finanziaria è definita come
quel “processo attraverso il quale le persone migliorano la loro
comprensione degli strumenti e dei prodotti finanziari e sviluppano
le competenze necessarie ad acquisire una maggiore consapevolezza dei
rischi e delle opportunità finanziarie”. Per dare attuazione alla
strategia di programmazione delle iniziative di istruzione in materia
finanziaria, il Governo attraverso alcuni suoi ministeri: Economia e
Finanza, Sviluppo Economico ed Istruzione, costituisce, entro 6 mesi
dalla data di approvazione della legge, un Comitato presieduto da un
direttore nominato dal Ministero delle Finanze e composto da 11 membri
scelti, tra personalità di comprovata esperienza e competenza nel
settore, e designati da Consob, Ivass, Covip, Ocf, Banca d'Italia,
Ministero del Lavoro, dell'Istruzione, dello Sviluppo Economico e dal
CNCU. Le attività del comitato che si insedierà saranno finanziate
con un milione di euro annui.
Valuteremo alla prova dei fatti
se questa nuova Strategia Nazionale si rivelerà efficace.