Miei cari affezionati lettori, l'inizio
del mese di settembre sancisce la fine ufficiale delle vacanze
estive, la riapertura delle scuole ed il ritorno dell'articolo del
mercoledì, pubblicato su questo pioneristico blog. L'ambizioso
argomento che qui vorrei trattare (facilmente intuibile dal titolo)
riguarda l'imposta o tassa di soggiorno che abbiamo pagato durante la
nostra permanenza nell'amena località turistica nazionale scelta per
trascorrere le ferie. La necessaria premessa nozionistica prevede una
breve cronistoria sulla nascita ed applicazione del balzello.
Dobbiamo riportarci con la mente al lontano (?) 2009 quando il
Parlamento di allora (era l'inizio del mese di maggio), approvava la
legge numero 42 di Delega al Governo in materia di Federalismo
Fiscale in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. In
estrema sintesi la finalità del provvedimento, da attuare con uno o
più decreti Legislativi di origine Governativa, era ed è quella di
assicurare l'autonomia finanziaria di Comuni, province, città
metropolitane e Regioni, attraverso la definizione di principi
fondamentali di coordinamento con la finanza pubblica. L'imposta di
soggiorno è istituita con l'articolo 4 del Decreto Legislativo
numero 23 del 14 marzo 2011, e prevede la possibilità per i comuni
capoluogo di provincia, l'unione di comuni ed i comuni inclusi negli
elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte; di
istituire, con deliberazione del consiglio, un'imposta di soggiorno
per coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul
proprio territorio, da applicare secondo criteri di gradualità ed in
proporzione al prezzo fino ad un massimo di 5 euro per notte di
soggiorno. Il gettito ricavato sarà destinato a finanziare
interventi in materia di turismo. Un utile approfondimento
sull'argomento è rappresentato dal Rapporto di ricerca annuale
dell'Osservatorio sulla fiscalità locale promosso da Federalberghi
(al quale vi rimando per tutti i dettagli del caso), che si dichiara
fermamente contraria all'imposizione della tassa. Dalla pubblicazione
emerge che sono 735 i comuni che applicano l'imposta di soggiorno o
sbarco (per le Isole) il 9,1% del totale, mentre potenzialmente
potrebbero introdurla il 17,7%, si evidenzia inoltre che la maggior
parte di essi si trova nel nord-est del Paese. Il gettito complessivo
derivato dalla riscossione della tassa è stato di 337,3 milioni di
euro nel 2014 e secondo i bilanci di previsione approvati dagli enti
locali per il 2015 si dovrebbero raccogliere 428 milioni di euro.
Infine la destinazione degli introiti riscossi: finanzia genericamente
attività culturali ambientali che possono tuttavia indirettamente implementare la promozione turistica del territorio.