Sembra ormai essere una prassi consolidata quella di proporre la stipula di un'assicurazione sulla vita quando si richiede un mutuo alla propria banca. Molto spesso infatti la concessione del prestito è condizionata alla sottoscrizione della polizza, che assicura il mutuatario contro il rischio morte e/o grave invalidità e subentra nella corresponsione delle rate e nell'estinzione del debito residuo al verificarsi dell'infausto evento. Solitamente l'Istituto bancario propone contratti assicurativi dell'impresa consociata, contravvenendo all'obbligo disposto dal decreto legge liberalizzazioni del 2012 poi convertito nella legge 27 del 2012, che prevede di sottoporre al consumatore almeno due preventivi proposti da gruppi assicurativi non riconducibili alla banca stessa, ed inoltre egli avrà la possibilità, in 10 giorni di tempo (dalla proposta), di cercare sul mercato contratti a condizioni più favorevoli che l'Istituto di credito dovrà accettare. Frequentemente il premio assicurativo, il cui ammontare si aggira intorno a qualche migliaia di euro, viene inglobato nella somma prestata, così da dilazionarlo surrettiziamente nelle rate del prestito da rimborsare ed alleggerire così, ma solo apparentemente, i costi affrontati dal consumatore nella fase di stipula del mutuo. Per far viaggiare velocemente l'iter di concessione del credito risulta perciò quasi obbligatorio ed in certi casi paradossalmente conveniente, contrarre anche l'assicurazione sulla vita, che potrà poi essere disdetta entro 30 giorni dalla sua sottoscrizione, presentando la solita lettera raccomandata all'impresa assicuratrice, la quale avrà, al pari, 30 giorni di tempo decorrenti dal ricevimento della missiva, per riaccreditare il premio versato al contraente. Si continuerà comunque a pagarlo nelle rate periodiche nel caso si fosse deciso di sommarlo alla cifra necessaria da chiedere per l'acquisto della casa. Questo è un diritto previsto dall'articolo 177 del Decreto Legislativo 209/2005 (il Codice delle Assicurazioni) in cui si prevede tra l'altro che l'informativa obbligatoria sul diritto di recesso debba trovare evidenza nelle clausole contrattuali. Posso garantirvi, miei cari lettori, che il "giochino" funziona avendolo sperimentato personalmente. Non esitate a contattarci per tutte le informazioni e l'assistenza che lo spinoso caso richiederebbe. Grazie per l'attenzione ed al prossimo aggiornamento.
Prossimo sportello: venerdì 12 novembre 2021, dalle ore 15 alle 18. Prenotati allo 039 8943448
mercoledì 24 giugno 2015
mercoledì 17 giugno 2015
Crediti: dalla riscossione alla prescrizione
In questo articolo vedremo come nascono
le obbligazioni, quali sono gli strumenti giuridici a cui ricorrere
per ottenerne l'adempimento ed in quali termini esse si prescrivano.
Le obbligazioni derivano
da contratto, il debitore ed il creditore devono comportarsi secondo
le regole della correttezza, in più il debitore nell'adempiere
all'obbligazione deve usare la diligenza del buon padre di famiglia
[…], questo l'incipit del Libro Quarto del Codice Civile che
disciplina il tema. Tipicamente, nell'ambito di mercato in cui agiamo
nel nostro ruolo di consumatori, e dall'esperienza maturata
nell'attività di sportello svolta in tutti questi anni, la maggior
parte dei contenziosi che sorgono in tema di obbligazioni riguardano
gli utenti dei servizi di telecomunicazioni e di fornitura
energetica, che non riescono a saldare le fatture emesse dalle
società di vendita. Anche nel settore dei servizi finanziari (vedi
alla voce prestiti e mutui), a causa del persistente stallo in cui
versa l'economia Italiana, assistiamo spesso ad una condizione di
morosità assunta dal debitore, che in alcuni casi può decadere dal
beneficio del termine, con la conseguente richiesta immediata della
prestazione (il saldo della somma prestata in un'unica soluzione) da
parte del creditore, quando appunto il debitore sia divenuto
insolvente. L'inadempimento delle obbligazioni (non pagare la fattura
elettrica alla data di scadenza, la rata del mutuo ecc...) pone il
debitore/consumatore in uno stato d'insolvenza e la prima mossa che
il creditore attua per esigere la prestazione è la cosiddetta
Costituzione in mora. Tale intimazione di pagamento deve avvenire in
forma scritta ed avvia tutta la procedura di riscossione
del credito
oggetto del paragrafo seguente.
L'attività
di recupero crediti è generalmente affidata ad aziende specializzate
nel settore, che per operare devono ottenere la licenza dal Questore
della provincia in cui hanno la sede operativa. Attraverso l'operato
di propri agenti incaricati riscuotono il credito per via
stragiudiziale mediante il recupero telefonico, domiciliare e con
comunicazioni epistolari. Se il recupero crediti conto terzi, non
dovesse trovare una soluzione stragiudiziale, le imprese sono in
grado di avviare l'attività legale vera e propria, con la notifica
di atti di citazione, il ricorso per decreto ingiuntivo, il processo
esecutivo ecc... Esistono associazioni di categoria rappresentative
delle imprese di recupero del credito, tra esse la più importante è
UNIREC (l'Unione Nazionale delle Imprese a Tutela del Credito) a sua
volta inserita nel sistema di Confindustria Servizi Innovativi e
Tecnologici, che dal 1998 rappresenta l'88% del mercato nazionale del
recupero crediti. Insieme ad alcune associazioni di Consumatori ha
costituito a giugno 2014 la Fondazione Forum Unirec-Consumatori, con
lo scopo di avviare un dialogo tra le due parti coinvolte nel
contenzioso. L'incontro ha prodotto buoni frutti: come la Guida del Consumatore ai servizi di Tutela del Credito, e la procedura di
conciliazione per risolvere le controversie.
Infine la prescrizione
che rappresenta il limite
temporale entro cui il creditore possa pretendere l'escussione della
somma dovuta e che nel caso dei consumi energetici o come prevede più
in generale l'art.2948 c4 Cod.Civ. il diritto si prescrive in cinque
anni per tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in
termini più brevi.
mercoledì 10 giugno 2015
La fibra ottica e l'Italia digitale
Le fibre ottiche (la definizione è di Wikipedia) sono dei
filamenti di materiali vetrosi o polimerici del diametro del capello
(125 micrometri) in grado di condurre al loro interno la luce.
Trovano importanti applicazioni nelle telecomunicazioni, nella
diagnostica medica e nell'illuminotecnica. Recentemente le nostre
città (non so se ve siete accorti miei cari lettori) sono state
oggetto di importanti interventi di cablatura: in alcuni casi il
deturpamento del manto stradale è stato lieve, quando la tecnica
della micro trincea ha trovato applicazione, in altri invece
l'invasione è stata più marcata. I cosiddetti cabinet sono
spuntati più o meno ovunque come i classici funghi e ciascun
operatore del campo ha pensato bene di sviluppare una propria rete in
fibra. La tecnologia ottica consente di ottenere capacità
trasmissive nell'ordine delle centinaia di MegaBit per secondo, tali
da permettere la trasmissione del segnale tv via cavo.
L'ammodernamento della rete di telecomunicazioni si inserisce nel
quadro disegnato dalla Commissione Europea nel 2010 con la
pubblicazione dell'Agenda Digitale, che è una delle sette iniziative
principali della più ampia strategia EU2020. Attualmente lo stato di
cablatura del nostro territorio si trova nella fase FTTC (ovvero
Fiber To The Cabinet): la fibra dalla locale centrale
telefonica raggiunge la cabina stradale e l'ultimo miglio è ancora
coperto dal famoso doppino in rame. L'evoluzione punterebbe ad una
maggiore penetrazione della fibra ottica: con la FTTB (fiber to
the building): fino all'edificio e FTTH (fiber to the Home):
fino alla casalinga presa telefonica. In realtà la strategia
governativa, oggetto di pubblica consultazione (conclusasi qualche
mese fa), favorirebbe la convergenza delle diverse tecniche
trasmissive comprendenti quelle radio e satellitari, in particolare
queste ultime troverebbero impiego nelle aree del Paese in cui la
conformazione geomorfologica renderebbe svantaggioso economicamente
la posa del cavo. La maggiore disponibilità di banda dovrebbe
favorire la crescita economica e sociale. Intanto le offerte delle
connessioni in fibra sono già disponibili tra le maggiori imprese
telefoniche ed alcuni produttori di contenuti alla Sky hanno anche
già siglato accordi per la diffusione del proprio segnale.
mercoledì 3 giugno 2015
GDO: Grande Distribuzione Organizzata e Farmers' Market
Sul più autorevole quotidiano
economico finanziario Italiano (Il Sole 24 ore) di qualche settimana
fa, è apparso un breve trafiletto, che ha attirato la mia
attenzione. Il titolo: Se i consumatori bocciano la Gdo, sottotitolo:
modello in difficoltà. Nel suo articolo l'autore rilevava la crisi
profonda dei consumi e del suo effetto negativo esteso anche al
moderno modello distributivo: quello della grande distribuzione
organizzata ed evidenziava altresì che da un paio d'anni a questa
parte si è registrata una progressiva diminuzione della superficie
totale di vendita del settore tradottasi nella chiusura di alcuni
supermercati con lo scoppio della conseguente crisi occupazionale
collegata. Questo mi ha dato lo spunto per approfondire il tema e
grazie alla pubblicazione occasionale della Banca d'Italia nella
collana Questioni di Economia e Finanza intitolata: “La Grande distribuzione e l'industria alimentare in Italia” - marzo 2012 - ho
potuto trarre alcuni elementi utili ad inquadrare il modello di
attività commerciale. La pubblicazione comincia la trattazione
dell'argomento dall'analisi e dalla tipologia di imprese produttrici
alimentari e del loro contributo in termini occupazionali e di valore
aggiunto all'intero comparto manifatturiero dell'industria Italiana.
L'alimentare (i dati sono del 2007) rappresenta un valore aggiunto
dell' 8,9%, sul fronte occupazionale l'apporto è del 10,3% ed il
numero d'imprese sono il 13% del totale di settore. La maggior parte
di esse (il 92%) risulta essere micro o piccola impresa, composta
cioè dall'imprenditore e da 1 a 9 addetti. L'analisi prosegue
analogamente sulla distribuzione al dettaglio e segue con un focus
sugli operatori della Grande distribuzione Organizzata. Il modello
organizzativo prevede l'aggregazione in Centrali di acquisto per
avere maggiore potere negoziale con i produttori, che stilano accordi
quadro entro i cui perimetri i singoli componenti potranno poi
trattare ulteriori sconti di prezzo. Prima di analizzare la
diffusione provinciale di supermercati ed ipermercati alimentari e la
totale superficie di vendita da essi occupata sul nostro territorio,
è necessario premettere alcune definizioni (ex art. 4 D.L.vo
114/1998): prima fra tutte quella di superficie di vendita:
rappresenta l'area dell'esercizio commerciale occupata da banchi,
scaffalature e simili, sono esclusi gli uffici, i magazzini i
depositi ecc... La classificazione degli esercizi commerciali avviene
in base alle dimensioni di questa superficie: le grandi strutture di
vendita (quelle oggetto di questo post), la cui apertura per inciso è
condizionata dal parere della Conferenza dei servizi formata da
rappresentanti di Regione, Provincia e Comune; hanno una superficie
di vendita superiore a 2.500 mq se aperti in comuni con più di
10.000 abitanti, il limite scende a 1.500 mq per comuni con una
popolazione residente inferiore. La classifica dei principali
soggetti distributivi in Italia stilata su fatturato ed occupati
(dati 2010) è guidata da Carrefour con 8,4 mld € e 18 mila
lavoratori, seguita da Esselunga: 6,5 mld € il fatturato e 19.273
occupati, al terzo posto si piazza Auchan con una simile quantità di
occupati e 5,5 mld di fatturato, Coop Italia (dato aggregato) arriva
a 4,8 mld € e poco più di 20 mila impiegati. Nella nostra
provincia, quella di Monza e Brianza le Grandi strutture di vendita
nel settore alimentare (sup>2.500 mq) sono il Bennet di Brugherio
(3.851 mq), quello di Lentate (2.783 mq), il Globo di Busnago (5.736
mq) il Carrefour di Giussano (3.859 mq), quello di Limbiate (con
11.800 mq di superficie di vendita alimentare è il più grande della
provincia), gli Esselunga di Lissone (2.865 mq), Macherio (2.733 mq),
l'Iper di Monza (4.875 mq) l'Auchan (4.818 mq), il Gigante di
Villasanta (3.500 mq) e quello di Usmate Velate (2.628 mq) ed infine
le Torri Bianche di Vimercate con 3.000 mq per un totale Provinciale
di 52.448 mq di superficie di vendita di prodotti alimentari: l'equivalente di 5 campi da calcio.
L'alternativa a questo modello
d'acquisto, è rappresentata dal mercato del contadino, mutuato
dall'inglese Farmers' Market, più noto in Italia con il marchio Campagna Amica di Coldiretti, qui sono direttamente i produttori
(generalmente del territorio) che con una forma di commercio
itinerante (come per gli storici mercati di paese) propongono in
vendita generi alimentari propri, eliminando così l'intermediazione
della distribuzione.
In conclusione: lo sviluppo sociale e territoriale può essere
condizionato dal modello commerciale che noi consumatori decidiamo di
preferire e forse l'affermazione di questi grandi centri è già
l'indice di una scelta.
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