I piani di risparmio a lungo termine,
definiscono una particolare classe di strumenti finanziari che deve
rispondere a specifiche caratteristiche definite dalla legge. La
norma che ha introdotto questa singolare categoria d'investimento,
già diffusa in Francia e nel Regno Unito, è la Legge di Bilancio
(Finanziaria 2017) dell'11 dicembre 2016: la numero 232. L'articolo
di riferimento è il primo e i commi da considerare vanno dal 100 al
114.
Nella sostanza, gli strumenti
finanziari PIR compliance (conformi),
possono essere anche quote di fondi, ovvero per dirla tecnicamente:
quote di organismi di investimento collettivi del risparmio (OICR),
residenti nel territorio dello Stato o in Stati dell'Unione Europea o
ancora che aderiscano all'accordo sullo spazio economico Europeo.
Questi organismi dovranno investire almeno il 70% del loro attivo in
strumenti finanziari (azioni; obbligazioni ecc...) emessi da imprese
residenti nel territorio dello Stato o di appartenenti alla Ue o
aderenti allo Spazio Economico Ue. Sono valide anche soluzioni di
investimento affidate a società di gestione del risparmio
amministrato.
Il
beneficio per l'investitore è essenzialmente fiscale; infatti se
egli mantiene vincolato il patrimonio impiegato, che non potrà
superare i 30.000 euro per anno solare (fino a un massimo di 150.000
per l'intera durata dell'investimento), per 5 anni, andrà esente
dall'imposizione sui redditi da capitale (aliquota al 26%).
Originariamente
la norma, poi modificata dalla legge di bilancio seguente (la
Finanziaria 2018), prevedeva un'ulteriore limitazione alla libertà
di scelta degli strumenti finanziari su cui investire; infatti di
quel 70% investito in imprese nostrane, almeno il 30% doveva essere
impiegato per acquisire azioni emesse da piccole e medie imprese:
ovvero quelle quotate in segmenti di mercato finanziario diversi dal
Ftse Mib, quali per esempio il Mid e lo Small Cap e l'Aim di Piazza
Affari. Con l'intento politico di dare slancio ad un canale di
finanziamento alternativo a quello bancario per le piccole e medie
imprese e di rilanciare il ciclo economico.
I dati
sullo stato di diffusione dei Pir, ci derivano da una ricerca svolta
da Assogestioni (l'associazione che rappresenta le società di
gestione del risparmio), relativa al primo anno di
commercializzazione (2017) di questi strumenti finanziari e
pubblicata in occasione dell'edizione di aprile del Salone del
Risparmio. Da essa emerge che in un anno i Pir hanno raccolto 11
miliardi di euro, portando a quota 15,8 miliardi totali l'intero
patrimonio a fine 2017 (nel conteggio sono compresi strumenti
pre-esistenti al varo della norma). La quota investita in Pmi è pari
al 43% (6,8 miliardi) mentre rimane ancora bassa la parte (2
miliardi) investita in obbligazioni di piccole imprese, prevale
l'acquisto di emissioni di grandi società.
L'attenzione va tenuta alta sulle
commissioni di gestione e sulla scarsa diversificazione, che possono
rappresentare i due elementi sfavorevoli per l'investitore.