L'Istituto Nazionale di statistica
(Istat) definisce la soglia di povertà assoluta il valore monetario,
a prezzi correnti, attribuito al paniere di beni e servizi
considerati essenziali per ciascuna famiglia, classificata in base
al numero e all'età dei suoi componenti, alla ripartizione
geografica e alla tipologia del comune di residenza [...]. Perciò una
famiglia è definita assolutamente povera se sostiene una spesa
mensile pari o inferiore a tale valore monetario. Il paniere
considerato essenziale è costituito da 3 macrocomponenti:
alimentare, abitazione e residuale (vestirsi, muoversi sul
territorio, istruirsi, informarsi ecc...) ed in funzione della
composizione del nucleo familiare e della sua area territoriale di
residenza: nord; centro e mezzogiorno e dell'ampiezza del Comune in
cui dimora: area metropolitana (oltre 250 mila abitanti); grande
comune (tra i 50 mila e i 250 mila abitanti) o piccolo Comune (con
popolazione residente inferiore a 50 mila unità), il calcolo del
valore soglia originerà risultati diversi tra loro. Le stime diffuse
dall'Istat quantificano in 1 milione e 470 mila le famiglie Italiane
che si trovano in uno stato di povertà assoluta, pari al 5,7% di
quelle residenti totali, equivalenti a 4 milioni e 102 mila persone,
concentrate nel mezzogiorno del Paese dove la percentuale sale
all'8,6%. Quante sono invece nella nostra provincia le famiglie
considerate assolutamente povere? Il dato specifico disaggregato non
risulta disponibile, però potremmo calcolarlo dai valori statistici
percentuali Istat forniti per l'area geografica Nord della Nazione,
in cui le famiglie povere sono il 4,2 % delle residenti e
proporzionarli agli abitanti del nostro territorio: che al I gennaio
2015 erano 862.684, organizzati, possiamo supporre, in circa 310 mila
nuclei familiari. Ipotizzando un'incidenza del 4,2% stimeremmo in
circa 13 mila famiglie quelle sotto la soglia di povertà assoluta,
tra cui si dovranno naturalmente distinguere le diverse intensità di
povertà. Il dato è tuttavia incerto mancando l'ufficialità della
fonte.
L'osservatorio Diocesano delle Povertà
e delle risorse (Centro di ricerche e studi della Caritas Ambrosiana)
con la sua pubblicazione dei dati suddivisi nelle 7 zone pastorali in
cui è articolato l'ente (quella di Monza è la quinta) e relativi
alle richieste di assistenza ricevute nei propri centri di ascolto
(differenziate per tipologie di bisogni), ha rilevato un incremento
di attività da parte dei cittadini Italiani, che nella nostra zona
si sono rivolti alla Caritas in 736, risultando il 38,7 % su un
totale di 1.902 contatti, aumentati di 130 unità rispetto all'anno
precedente: il 2013. La prima richiesta rivolta ai 7 centri del
territorio è la fornitura di beni materiali e servizi: sono gli
alimentari che soddisfano il principale bisogno richiesto.
Questo post avrebbe la pretesa di
stimolare un approfondimento politico-economico-sociale sull'origine
della ricchezza e della sua distribuzione su scala provinciale.