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mercoledì 28 ottobre 2015
I servizi telefonici premium e le pratiche commerciali scorrette
I servizi telefonici premium sono rappresentati dalla mera
fornitura di contenuti sul proprio smartphone (quali immagini, video,
servizi Sms, Chat ecc...), che vengono addebitati direttamente sul
conto telefonico della sim prepagata o in bolletta nel caso di
abbonamento. La loro attivazione avviene comunemente navigando su
internet in mobilità e spesso in modo inconsapevole, come appurato
dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
nell'istruttoria avviata a giugno 2014 nei confronti dei principali
operatori di telefonia mobile attivi nel nostro Paese: Tim; Vodafone;
Wind e H3G. Indagine partita dalle segnalazioni di alcune
associazioni di consumatori e degli stessi utenti/clienti delle
società telefoniche vittime di addebiti ingiustificati. La pratica
commerciale che si configura prevede la partecipazione di tre
soggetti: l'operatore telefonico; il produttore di contenuti e
l'ignaro consumatore. Sono le azioni e le preferenze di navigazione
di quest'ultimo che innescano l'operazione: egli infatti può essere
“guidato” verso siti internet su cui sono pubblicizzati, sotto
forma di banner, contenuti accattivanti spesso caratterizzati
dall'allettante sfondo erotico e l'utente più o meno consapevolmente
(è sufficiente un semplice click: basterà sfiorare l'annuncio)
potrà trovarsi abbonato a quel tal servizio. A quel punto l'azienda
telefonica, su richiesta del fornitore di contenuti, addebiterà i
costi del servizio direttamente sul conto telefonico del malcapitato,
che solo allora si accorgerà del suo nuovo status di
abbonato. Tale attività è stata ritenuta scorretta dall'Autorità
Garante della Concorrenza e del Mercato che l'ha sanzionata mediante
la sua delibera n.25265 del 13 gennaio 2015, imponendo agli operatori
telefonici di sanare la scorrettezza di questa pratica commerciale
predisponendo una propria landing page (una
cosiddetta pagina di atterraggio) visualizzabile dal consumatore ogni
qualvolta egli stia per sottoscrivere un servizio premium,
su cui si rendano trasparenti tutte le operazioni che stanno
per compiersi ed i relativi costi connessi, in modo da tutelare
l'utente. Tale provvedimento è stato però disatteso da tre dei
quattro colossi telefonici coinvolti nell'istruttoria (solo H3G
secondo l'Agcm avrebbe ottemperato al provvedimento dal I ottobre
2015) e sono stati tutti sanzionati il 14 ottobre scorso al
pagamento di una somma complessiva di 733 mila euro così suddivisa:
538 mila a Tim; 350 mila a Wind; 400 mila a Vodafone e 400 mila a
H3G. Perciò mio caro lettore consumatore se anche tu sei rimasto
vittima di questa pratica commerciale scorretta non esitare:
contattaci e ti forniremo tutta l'assistenza necessaria per
recuperare il maltolto.
mercoledì 21 ottobre 2015
I fondi pensione e la Covip
Le riforme del sistema pensionistico pubblico, succedutesi nel
corso di tutti questi anni: dalla famosa riforma Dini (degli anni
'90) alla più attuale legge Fornero, hanno sostanzialmente
determinato un aumento dell'età pensionabile ed una diminuzione
dell'assegno percepito dai neo pensionati. Il passaggio dal sistema
retributivo a quello contributivo ha spinto molti lavoratori a
pianificare una rendita aggiuntiva per il futuro, da riscuotere
raggiunta l'età di ritiro dal mercato del lavoro: il cosiddetto
secondo pilastro: la previdenza complementare. Il quadro normativo di
riferimento è delineato dal D.L.vo 252/2005 e prevede diverse
tipologie di forme pensionistiche complementari. In linea generale il
meccanismo di funzionamento dei fondi è il seguente: il contributo
del lavoratore, sommato a quello del datore di lavoro (in caso di
lavoratore dipendente) e al rendimento dell'investimento sui mercati
finanziari (al netto dei costi di gestione), formeranno la posizione
individuale, che trasformata in rendita al momento del pensionamento
costituirà la pensione complementare. Esistono i Fondi Pensione
Negoziali che sono istituiti dai sindacati dei lavoratori e dalle
associazioni dei datori di lavoro nell'ambito della contrattazione
nazionale (ad esempio il fondo Cometa dei metalmeccanici appartiene a
questa categoria); i Fondi Pensione Aperti che sono invece istituiti
da Banche, assicurazioni, Società di Gestione del Risparmio (SGR) ed
intermediazione mobiliare (SIM) e poi ci sono i cosiddetti PIP: i
piani individuali pensionistici di tipo assicurativo gestiti dalle
imprese assicurative. La scelta tra le diverse categorie di fondi
pensione sarà guidata dalla posizione lavorativa dell'aderente
(lavoratore dipendente, autonomo o con contratti atipici) ed
all'interno di ciascuna di esse la scelta dello strumento potrebbe
essere condotta anche dal valore dell'indice dei costi di ciascun
Fondo, sintetizzato nell'ISC (l'indice sintetico dei costi). A
vigilare su tutto il sistema pensionistico complementare, fondato su
un insieme di regole volte alla tutela del risparmio pensionistico, c'è la Covip (la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) che è
una vera e propria Autorità di settore. Per approfondire l'argomento
vi rimando all'utile guida introduttiva da cui ho preso spunto per
questo post e a tutta l'area divulgativa del sito Covip.
mercoledì 7 ottobre 2015
Alzheimer e ricoveri in RSA
Il 21 settembre è la giornata
mondiale per la lotta all'Alzheimer, una malattia degenerativa che
colpisce le cellule cerebrali inducendo nel malato uno stato di
demenza. Non esistono ancora farmaci in grado di debellare la
malattia, che può essere al momento solo rallentata. In Italia sono
più di un milione e duecentomila le persone con demenze e nella
nostra provincia (quella di Monza e Brianza) se ne contano 7.298 over
65enni, di cui circa 5.000 affetti da Alzheimer. Nella maggioranza
dei casi i malati sono difficilmente accudibili a domicilio dal
proprio nucleo familiare perché richiedono una costante e permanente
assistenza e cura, così, spesso, si decide per il ricovero in
apposite strutture attrezzate: le Residenze Sanitarie Assistenziali
(RSA).
Le strutture socio-sanitarie, nel
nostro Paese, sono 6.526 di cui il 77% risultano private accreditate
ed il restante 23% pubbliche. Tra esse si annoverano sia quelle
sanitarie-assistenziali, in cui si erogano anche prestazioni
sanitarie, che quelle puramente assistenziali in cui trovano invece
ricovero anziani autosufficienti bisognosi solo di socialità. Nelle
prime (quelle socio-sanitarie) le prestazioni mediche sono a carico
del Sistema Sanitario Nazionale, mentre il malato paga solo il costo
della quota di soggiorno per vitto e alloggio: la cosiddetta quota
alberghiera. Tale quota parte potrà essere corrisposta, dipende dai
casi, dal Comune di residenza sottoforma di contributo, proporzionato
all'Isee del ricoverato, il cui metodo di calcolo è stato
recentemente modificato.
Il costo della retta giornaliera del
ricovero in RSA deve essere a carico esclusivamente del ricoverato,
sostiene l'avvocato Giovanni Franchi di Confconsumatori Parma, le
strutture non possono rivalersi sugli obbligati per legge (ovvero i
parenti fino al quarto grado) nel caso d'indigenza del malato stesso, ma
nella maggior parte dei casi ai familiari viene fatta
sottoscrivere una “promessa di pagamento” che avrà efficacia in
caso le sostanze dell'assistito diventassero insufficienti. Questo in
linea generale per tutti i ricoveri, ma c'è di più: secondo
l'avvocato Franchi; infatti i malati di Alzheimer ed i loro parenti
non dovrebbero versare alcuna retta alle RSA, lo stabilisce una
sentenza della Corte di Cassazione (la n. 4.558 del 2012), che ha
ribadito come nel caso dell'Alzheimer le prestazioni
socio-assistenziali siano inscindibili da quelle sanitarie e perciò
tutto il costo del ricovero dovrebbe essere erogato dal Sistema
Sanitario Nazionale.
Per affermare questo principio tuttavia
è necessario agire giudizialmente contro la RSA e la nostra
associazione può assistervi nell'impresa, chissà che l'eco di
questa battaglia possa arrivare nei palazzi degli organi legislativi
ed indurli così a modificare le norme sulla materia.
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