mercoledì 8 novembre 2017

Diamanti da investimento

screenshot della Puntata di Report del 17-10-2016
I diamanti da investimento sono una particolare tipologia di pietre preziose con specifiche caratteristiche di classificazione e rappresentano il 2% del totale delle gemme commercializzate in gioielleria. La loro classificazione si basa sul valore dei quattro parametri identificativi detti 4C, secondo la terminologia inglese, e sono: Carati (il loro peso – 1k = 0,2g); Clarity (la purezza); Cut (il taglio) e Color (il colore). I diamanti da investimento hanno un peso compreso tra 0,5 e 2 carati (k), una purezza FL (flawless) perfetto, IF (internal flawless) puro e VVS (very very small) se presenta inclusioni identificabili da un esperto con una lente d'ingrandimento 10x. Il taglio è a brillante ed il colore, secondo una scala alfabetica (da D incolore a Z con evidente tinta gialla), compreso tra le lettere D (bianco azzurro) e I (bianco leggermente tinto). Sono infine diamanti etici e identificati con un certificato gemmologico. Il loro valore di mercato mondiale è stabilito dal listino Rapaport e dagli indici IDEX (International diamond Exchange): la principale borsa in cui vengono scambiati i diamanti all'ingrosso.
Il mercato Italiano. In Italia, la commercializzazione dei diamanti da investimento, è svolta da due principali società: la IDB S.p.a (Intermarket Diamond Business), che opera attraverso gli sportelli bancari di Unicredit e Banco Bpm; e DPI S.p.a (Diamond Private Investment) che si avvale invece dei canali di vendita bancari di Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena. IDB è attiva sul mercato dei diamanti dagli inizi degli anni '70 e la sua continua espansione commerciale nel canale bancario gli ha permesso di raggiungere il picco di vendite dei preziosi registrato negli anni 2015/2016. DPI opera invece dal 2005 e ha visto triplicare le proprie vendite di gemme quando sono decollati gli accordi bancari.
Le dolenti note e le sanzioni. La puntata della trasmissione Report, andata in onda il 17 ottobre 2016, ha evidenziato macroscopiche anomalie nel mercato dei diamanti da investimento, e ha innescato una segnalazione di Altroconsumo inviata all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) il 16 novembre 2016, culminata con i provvedimenti sanzionatori del 20 settembre 2017. In cui i due gruppi hanno subito l'irrogazione della sanzione pecuniaria complessiva di 15 milioni di euro così distribuiti: IDB, Unicredit e Banca Bpm 9,35 mln in totale (2 per IDB. 4 per Unicredit e 3,35 per Banco Bpm); DPI; Intesa Sanpaolo e Mps per 6 mln (1 mln per DPI; 3 milioni per Banca Intesa e 2 per Mps). Per avere infranto alcuni articoli del Codice del Consumo in materia di pratiche commerciali scorrette, diritto di recesso per gli acquisti fuori sede e per la scelta del foro competente.
L'attività sanzionata. Il canale di vendita bancario, scelto dalle due principali società di commercializzazione dei diamanti da investimento, si è rivelato, per tutti gli attori in gioco, molto remunerativo a danno però dei diritti dei consumatori/risparmiatori. Il prezzo di vendita; infatti è risultato, dalle evidenze emerse nell'istruttoria avviata dalla AGCM, sovrastimato rispetto ai correnti valori di mercato. In banca la proposta di investimento, che per inciso non è sottoposta al regime regolatorio prescritto per la compravendita dei più diffusi strumenti finanziari (azioni, obbligazioni ecc...), così come chiarito dalla Consob nella sua newsletter settimanale del 6 febbraio 2017; era offerta prospettando una rendita certa, una continua e costante crescita del valore delle pietre. Peccato però che i grafici riportanti tali rivalutazioni di prezzo nel corso del tempo, fossero costruiti su ipotetici valori dei diamanti stabiliti arbitrariamente dalle stesse società di vendita e che la liquidabilità dell'investimento si sarebbe rivelata difficile se non impossibile in alcuni casi. Così il risparmiatore convinto dalla persuasività dei suoi fidati funzionari bancari, acquistava un certo numero di pietre preziose (5.000 euro l'investimento minimo) e si trovava proprietario di diamanti dal valore reale di mercato molto inferiore al prezzo d'acquisto pagato, con evidente perdita immediata di risparmio, salvo che non fosse riuscito a trovare un altro acquirente a cui passare la patata bollente in un infinito gioco di scarica barile perpetuo.
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