mercoledì 25 ottobre 2017

Bollette a 28 giorni: la tredicesima per le compagnie telefoniche

In principio fu il settore della telefonia mobile ad introdurre la fatturazione ed il rinnovo dei servizi a 28 giorni. Il ruolo di battistrada venne svolto da Wind-Infostrada (dal I gennaio 2017 integratasi con Tre), quando all'inizio del mese di marzo 2015, introdusse nelle clausole contrattuali dei piani tariffari di nuova attivazione, la fatturazione a 28 giorni. Seguì da lì a breve l'adeguamento alla nuova periodicità di Vodafone e Tim.
Le variazioni contrattuali unilaterali, in rapporti di fornitura dei servizi di comunicazione elettronica, sono disciplinati dall'articolo 70 del Decreto Legislativo 259/2003 (Codice delle comunicazioni elettroniche). Al comma 4 si prevede; infatti che il contraente abbia la facoltà di recedere dal contratto senza l'addebito di penali né di costi per la disattivazione del servizio, qualora le modifiche contrattuali imposte dall'operatore non siano da egli accettate. Il fornitore, dal canto suo, dovrà informare l'utente con adeguato preavviso: di almeno trenta giorni, nelle forme stabilite dall'Autorità garante delle comunicazioni e illustrargli compiutamente le modalità di esercizio di tale recesso.
Dopo avere aperto il varco nel muro della periodicità di fatturazione dei servizi mobili, le principali compagnie telefoniche hanno deciso di sperimentare e mutuare il meccanismo anche nel segmento della telefonia fissa. Il precursore questa volta è stata Vodafone (dal 27 maggio 2016) seguita da Wind (settembre 2016 – sanzionata, per inciso, dall'Autorità Garante della Concorrenza e del mercato per 500 mila euro con il suo provvedimento dello scorso agosto, in quanto non avrebbe adeguatamente informato i suoi clienti sulle imminenti variazioni contrattuali e li avrebbe così esposti ad una pratica commerciale scorretta), Tim (I aprile 2017) e Fastweb (I maggio 2017).
Questa semplice modifica contrattuale si è trasformata in un aumento generalizzato della spesa per la bolletta telefonica ai danni dei consumatori, quantificabile nell'8,6% in più su base annua, introducendo di fatto una tredicesima fattura. Mentre secondo alcune stime, il maggior fatturato incassato dalle quattro società di telefonia sarebbe intorno alla cifra di 1,20 miliardi di euro.
L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha tentato di porre un freno a questa pratica così diffusa, per scongiurare anche l'introduzione della tredicesima mensilità in altri ambiti, come quello della pay-tv in cui Sky sembrerebbe intenzionata all'adozione. Con la delibera 121/17/CONS emanata dall'Autorità nella sua riunione del 15 marzo 2017, che ha modificato un suo precedente documento (252/16/CONS in cui si introducono maggiori tutele per i consumatori in materia di trasparenza e confrontabilità delle offerte telefoniche), l'Agcom ha aggiunto il comma 10 all'articolo 3 in cui si esplicita chiaramente che il rinnovo delle offerte e della fatturazione nella telefonia fissa dovrà avere cadenza mensile o multipli di quella base, mentre per il settore mobile non potrà essere inferiore alle quattro settimane.
Attualmente però la recente integrazione è rimasta inapplicata, in attesa di alcune pronunce del Tar a cui gli operatori sarebbero ricorsi, mentre l'Agcom ha già avviato un'istruttoria che potrebbe concludersi con l'irrogazione di sanzioni pecuniarie (di ammontare proporzionato all'entità dei fatturati delle aziende) se le compagnie non si adegueranno ai precetti amministrativi. Notizie di stampa riferiscono di un probabile intervento legislativo nella prossima legge di bilancio o nell'iter di conversione del Decreto Fiscale visto che il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha giudicato inaccettabile la fatturazione a 28 giorni. Sul fronte parlamentare la deputata del Pd Alessia Morani ha già presentato una proposta di legge in cui si preveda il divieto per tutti i soggetti sottoposti alla vigilanza di Authority, di emettere fatture a quattro settimane.