giovedì 23 marzo 2017

L'Educazione Finanziaria

Gli scandali finanziari che hanno funestato il nostro mercato Nazionale del risparmio (vedi alla voce Bond Argentina; caso Parmalat ed altri) e che continuano a minarne la sua credibilità strutturale e la sana trasparenza (risoluzione dei quattro istituti di credito: Banca Marche; Etruria & C.; caso MpS per arrivare ai più recenti delle due popolari Venete), hanno evidenziato, oltre ad uno scorretto comportamento degli amministratori nella gestione delle società emittenti i titoli d'investimento, ed in alcuni casi le inadempienze normative attuate dagli intermediari collocatori di tali strumenti, hanno evidenziato dicevamo, anche una rilevante carenza culturale finanziaria diffusa tra i risparmiatori. Potremmo parlare di un generale analfabetismo finanziario, causa, secondo alcuni osservatori, dell'immobilità registrata in alcuni settori economici e della scarsa dimestichezza con i termini indicatori economici più comuni come Inflazione, tassi d'interesse, volatilità eccetera. Tale analfabetismo impedirebbe anche la comprensione delle politiche economiche attuate dal Governo, e si rifletterebbe sulla libera e consapevole espressione dei diritti elettorali, con la conseguente dilagante proliferazione dei movimenti populisti.
Per tradurre in termini statistici il livello di educazione finanziaria (Financial Literacy) del nostro Paese, possiamo considerare l'indice elaborato da Standard & Poor's (la famosa agenzia di Rating), che valuta, su un campione di 150 mila persone disperse in 140 paesi del mondo, la conoscenza di 4 concetti finanziari fondamentali: la diversificazione del rischio; l'inflazione; l'uso del denaro ed il computo degli interessi. Secondo questa valutazione: il “Global Financial Literacy Survey” :la percentuale di Adulti ferrati su temi finanziari in Italia sarebbe pari al 37% del totale, mentre in Gran Bretagna, per fare alcuni confronti, tale valore raggiungerebbe il 67%, il 66% in Olanda e Germania, il 49% in Spagna, il 45% in Grecia e solo il 26% in Portogallo.
Il quadro desolante appena tracciato ed alcuni altri stimoli: per esempio la pubblicazione della Banca d'Italia che ha rilevato e censito le iniziative di educazione finanziaria in Italia nel triennio 2012-14, hanno spronato Governo e Parlamento a disegnare ed elaborare una Strategia Nazionale per l'educazione Finanziaria. La normativa di riferimento è inclusa nel Decreto Salva Risparmio, convertito nella legge n.15/2017 entrata in vigore lo scorso 22 febbraio, che all'articolo 24 bis traccia le disposizioni generali concernenti l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale, riconoscendo l'importanza dell'educazione finanziaria come strumento di tutela del consumatore. In accordo con la definizione data dall'OCSE (l'Organizzazione internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica), l'educazione finanziaria è definita come quel “processo attraverso il quale le persone migliorano la loro comprensione degli strumenti e dei prodotti finanziari e sviluppano le competenze necessarie ad acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi e delle opportunità finanziarie”. Per dare attuazione alla strategia di programmazione delle iniziative di istruzione in materia finanziaria, il Governo attraverso alcuni suoi ministeri: Economia e Finanza, Sviluppo Economico ed Istruzione, costituisce, entro 6 mesi dalla data di approvazione della legge, un Comitato presieduto da un direttore nominato dal Ministero delle Finanze e composto da 11 membri scelti, tra personalità di comprovata esperienza e competenza nel settore, e designati da Consob, Ivass, Covip, Ocf, Banca d'Italia, Ministero del Lavoro, dell'Istruzione, dello Sviluppo Economico e dal CNCU. Le attività del comitato che si insedierà saranno finanziate con un milione di euro annui.
Valuteremo alla prova dei fatti se questa nuova Strategia Nazionale si rivelerà efficace.