mercoledì 24 giugno 2015

Polizze vita e mutui

Sembra ormai essere una prassi consolidata quella di proporre la stipula di un'assicurazione sulla vita quando si richiede un mutuo alla propria banca. Molto spesso infatti la concessione del prestito è condizionata alla sottoscrizione della polizza, che assicura il mutuatario contro il rischio morte e/o grave invalidità e subentra nella corresponsione delle rate e nell'estinzione del debito residuo al verificarsi dell'infausto evento. Solitamente l'Istituto bancario propone contratti assicurativi dell'impresa consociata, contravvenendo all'obbligo disposto dal decreto legge liberalizzazioni del 2012 poi convertito nella legge 27 del 2012, che prevede di sottoporre al consumatore almeno due preventivi proposti da gruppi assicurativi non riconducibili alla banca stessa, ed inoltre egli avrà la possibilità, in 10 giorni di tempo (dalla proposta), di cercare sul mercato contratti a condizioni più favorevoli che l'Istituto di credito dovrà accettare. Frequentemente il premio assicurativo, il cui ammontare si aggira intorno a qualche migliaia di euro, viene inglobato nella somma prestata, così da dilazionarlo surrettiziamente nelle rate del prestito da rimborsare ed alleggerire così, ma solo apparentemente, i costi affrontati dal consumatore nella fase di stipula del mutuo. Per far viaggiare velocemente l'iter di concessione del credito risulta perciò quasi obbligatorio ed in certi casi paradossalmente conveniente, contrarre anche l'assicurazione sulla vita, che potrà poi essere disdetta entro 30 giorni dalla sua sottoscrizione, presentando la solita lettera raccomandata all'impresa assicuratrice, la quale avrà, al pari, 30 giorni di tempo decorrenti dal ricevimento della missiva, per riaccreditare il premio versato al contraente. Si continuerà comunque a pagarlo nelle rate periodiche nel caso si fosse deciso di sommarlo alla cifra necessaria da chiedere per l'acquisto della casa. Questo è un diritto previsto dall'articolo 177 del Decreto Legislativo 209/2005 (il Codice delle Assicurazioni) in cui si prevede tra l'altro che l'informativa obbligatoria sul diritto di recesso debba trovare evidenza nelle clausole contrattuali. Posso garantirvi, miei cari lettori, che il "giochino" funziona avendolo sperimentato personalmente. Non esitate a contattarci per tutte le informazioni e l'assistenza che lo spinoso caso richiederebbe. Grazie per l'attenzione ed al prossimo aggiornamento.

mercoledì 17 giugno 2015

Crediti: dalla riscossione alla prescrizione

In questo articolo vedremo come nascono le obbligazioni, quali sono gli strumenti giuridici a cui ricorrere per ottenerne l'adempimento ed in quali termini esse si prescrivano.
Le obbligazioni derivano da contratto, il debitore ed il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza, in più il debitore nell'adempiere all'obbligazione deve usare la diligenza del buon padre di famiglia […], questo l'incipit del Libro Quarto del Codice Civile che disciplina il tema. Tipicamente, nell'ambito di mercato in cui agiamo nel nostro ruolo di consumatori, e dall'esperienza maturata nell'attività di sportello svolta in tutti questi anni, la maggior parte dei contenziosi che sorgono in tema di obbligazioni riguardano gli utenti dei servizi di telecomunicazioni e di fornitura energetica, che non riescono a saldare le fatture emesse dalle società di vendita. Anche nel settore dei servizi finanziari (vedi alla voce prestiti e mutui), a causa del persistente stallo in cui versa l'economia Italiana, assistiamo spesso ad una condizione di morosità assunta dal debitore, che in alcuni casi può decadere dal beneficio del termine, con la conseguente richiesta immediata della prestazione (il saldo della somma prestata in un'unica soluzione) da parte del creditore, quando appunto il debitore sia divenuto insolvente. L'inadempimento delle obbligazioni (non pagare la fattura elettrica alla data di scadenza, la rata del mutuo ecc...) pone il debitore/consumatore in uno stato d'insolvenza e la prima mossa che il creditore attua per esigere la prestazione è la cosiddetta Costituzione in mora. Tale intimazione di pagamento deve avvenire in forma scritta ed avvia tutta la procedura di riscossione del credito oggetto del paragrafo seguente.
L'attività di recupero crediti è generalmente affidata ad aziende specializzate nel settore, che per operare devono ottenere la licenza dal Questore della provincia in cui hanno la sede operativa. Attraverso l'operato di propri agenti incaricati riscuotono il credito per via stragiudiziale mediante il recupero telefonico, domiciliare e con comunicazioni epistolari. Se il recupero crediti conto terzi, non dovesse trovare una soluzione stragiudiziale, le imprese sono in grado di avviare l'attività legale vera e propria, con la notifica di atti di citazione, il ricorso per decreto ingiuntivo, il processo esecutivo ecc... Esistono associazioni di categoria rappresentative delle imprese di recupero del credito, tra esse la più importante è UNIREC (l'Unione Nazionale delle Imprese a Tutela del Credito) a sua volta inserita nel sistema di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, che dal 1998 rappresenta l'88% del mercato nazionale del recupero crediti. Insieme ad alcune associazioni di Consumatori ha costituito a giugno 2014 la Fondazione Forum Unirec-Consumatori, con lo scopo di avviare un dialogo tra le due parti coinvolte nel contenzioso. L'incontro ha prodotto buoni frutti: come la Guida del Consumatore ai servizi di Tutela del Credito, e la procedura di conciliazione per risolvere le controversie.
Infine la prescrizione che rappresenta il limite temporale entro cui il creditore possa pretendere l'escussione della somma dovuta e che nel caso dei consumi energetici o come prevede più in generale l'art.2948 c4 Cod.Civ. il diritto si prescrive in cinque anni per tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi.

mercoledì 10 giugno 2015

La fibra ottica e l'Italia digitale

Le fibre ottiche (la definizione è di Wikipedia) sono dei filamenti di materiali vetrosi o polimerici del diametro del capello (125 micrometri) in grado di condurre al loro interno la luce. Trovano importanti applicazioni nelle telecomunicazioni, nella diagnostica medica e nell'illuminotecnica. Recentemente le nostre città (non so se ve siete accorti miei cari lettori) sono state oggetto di importanti interventi di cablatura: in alcuni casi il deturpamento del manto stradale è stato lieve, quando la tecnica della micro trincea ha trovato applicazione, in altri invece l'invasione è stata più marcata. I cosiddetti cabinet sono spuntati più o meno ovunque come i classici funghi e ciascun operatore del campo ha pensato bene di sviluppare una propria rete in fibra. La tecnologia ottica consente di ottenere capacità trasmissive nell'ordine delle centinaia di MegaBit per secondo, tali da permettere la trasmissione del segnale tv via cavo. L'ammodernamento della rete di telecomunicazioni si inserisce nel quadro disegnato dalla Commissione Europea nel 2010 con la pubblicazione dell'Agenda Digitale, che è una delle sette iniziative principali della più ampia strategia EU2020. Attualmente lo stato di cablatura del nostro territorio si trova nella fase FTTC (ovvero Fiber To The Cabinet): la fibra dalla locale centrale telefonica raggiunge la cabina stradale e l'ultimo miglio è ancora coperto dal famoso doppino in rame. L'evoluzione punterebbe ad una maggiore penetrazione della fibra ottica: con la FTTB (fiber to the building): fino all'edificio e FTTH (fiber to the Home): fino alla casalinga presa telefonica. In realtà la strategia governativa, oggetto di pubblica consultazione (conclusasi qualche mese fa), favorirebbe la convergenza delle diverse tecniche trasmissive comprendenti quelle radio e satellitari, in particolare queste ultime troverebbero impiego nelle aree del Paese in cui la conformazione geomorfologica renderebbe svantaggioso economicamente la posa del cavo. La maggiore disponibilità di banda dovrebbe favorire la crescita economica e sociale. Intanto le offerte delle connessioni in fibra sono già disponibili tra le maggiori imprese telefoniche ed alcuni produttori di contenuti alla Sky hanno anche già siglato accordi per la diffusione del proprio segnale.

mercoledì 3 giugno 2015

GDO: Grande Distribuzione Organizzata e Farmers' Market

Sul più autorevole quotidiano economico finanziario Italiano (Il Sole 24 ore) di qualche settimana fa, è apparso un breve trafiletto, che ha attirato la mia attenzione. Il titolo: Se i consumatori bocciano la Gdo, sottotitolo: modello in difficoltà. Nel suo articolo l'autore rilevava la crisi profonda dei consumi e del suo effetto negativo esteso anche al moderno modello distributivo: quello della grande distribuzione organizzata ed evidenziava altresì che da un paio d'anni a questa parte si è registrata una progressiva diminuzione della superficie totale di vendita del settore tradottasi nella chiusura di alcuni supermercati con lo scoppio della conseguente crisi occupazionale collegata. Questo mi ha dato lo spunto per approfondire il tema e grazie alla pubblicazione occasionale della Banca d'Italia nella collana Questioni di Economia e Finanza intitolata: “La Grande distribuzione e l'industria alimentare in Italia” - marzo 2012 - ho potuto trarre alcuni elementi utili ad inquadrare il modello di attività commerciale. La pubblicazione comincia la trattazione dell'argomento dall'analisi e dalla tipologia di imprese produttrici alimentari e del loro contributo in termini occupazionali e di valore aggiunto all'intero comparto manifatturiero dell'industria Italiana. L'alimentare (i dati sono del 2007) rappresenta un valore aggiunto dell' 8,9%, sul fronte occupazionale l'apporto è del 10,3% ed il numero d'imprese sono il 13% del totale di settore. La maggior parte di esse (il 92%) risulta essere micro o piccola impresa, composta cioè dall'imprenditore e da 1 a 9 addetti. L'analisi prosegue analogamente sulla distribuzione al dettaglio e segue con un focus sugli operatori della Grande distribuzione Organizzata. Il modello organizzativo prevede l'aggregazione in Centrali di acquisto per avere maggiore potere negoziale con i produttori, che stilano accordi quadro entro i cui perimetri i singoli componenti potranno poi trattare ulteriori sconti di prezzo. Prima di analizzare la diffusione provinciale di supermercati ed ipermercati alimentari e la totale superficie di vendita da essi occupata sul nostro territorio, è necessario premettere alcune definizioni (ex art. 4 D.L.vo 114/1998): prima fra tutte quella di superficie di vendita: rappresenta l'area dell'esercizio commerciale occupata da banchi, scaffalature e simili, sono esclusi gli uffici, i magazzini i depositi ecc... La classificazione degli esercizi commerciali avviene in base alle dimensioni di questa superficie: le grandi strutture di vendita (quelle oggetto di questo post), la cui apertura per inciso è condizionata dal parere della Conferenza dei servizi formata da rappresentanti di Regione, Provincia e Comune; hanno una superficie di vendita superiore a 2.500 mq se aperti in comuni con più di 10.000 abitanti, il limite scende a 1.500 mq per comuni con una popolazione residente inferiore. La classifica dei principali soggetti distributivi in Italia stilata su fatturato ed occupati (dati 2010) è guidata da Carrefour con 8,4 mld € e 18 mila lavoratori, seguita da Esselunga: 6,5 mld € il fatturato e 19.273 occupati, al terzo posto si piazza Auchan con una simile quantità di occupati e 5,5 mld di fatturato, Coop Italia (dato aggregato) arriva a 4,8 mld € e poco più di 20 mila impiegati. Nella nostra provincia, quella di Monza e Brianza le Grandi strutture di vendita nel settore alimentare (sup>2.500 mq) sono il Bennet di Brugherio (3.851 mq), quello di Lentate (2.783 mq), il Globo di Busnago (5.736 mq) il Carrefour di Giussano (3.859 mq), quello di Limbiate (con 11.800 mq di superficie di vendita alimentare è il più grande della provincia), gli Esselunga di Lissone (2.865 mq), Macherio (2.733 mq), l'Iper di Monza (4.875 mq) l'Auchan (4.818 mq), il Gigante di Villasanta (3.500 mq) e quello di Usmate Velate (2.628 mq) ed infine le Torri Bianche di Vimercate con 3.000 mq per un totale Provinciale di 52.448 mq di superficie di vendita di prodotti alimentari: l'equivalente di 5 campi da calcio.
L'alternativa a questo modello d'acquisto, è rappresentata dal mercato del contadino, mutuato dall'inglese Farmers' Market, più noto in Italia con il marchio Campagna Amica di Coldiretti, qui sono direttamente i produttori (generalmente del territorio) che con una forma di commercio itinerante (come per gli storici mercati di paese) propongono in vendita generi alimentari propri, eliminando così l'intermediazione della distribuzione.
In conclusione: lo sviluppo sociale e territoriale può essere condizionato dal modello commerciale che noi consumatori decidiamo di preferire e forse l'affermazione di questi grandi centri è già l'indice di una scelta.